Ombre di un processo / 2 di Carla Baroncelli

12 ottobre – Dopo la prima udienza del processo Ballestri

Dalla prima udienza del processo Ballestri, ci sono delle parole che continuano a pungere i miei pensieri.

La difesa dell’imputato, durante la sua requisitoria sull’inammissibilità di alcune prove, a proposito delle intercettazioni telefoniche eseguite dalla Procura, elenca le persone intercettate subito dopo la scomparsa di Giulia Ballestri, quando ancora non era stato trovato il suo corpo e si sospettava un sequestro di persona: il dottor Cagnoni, suo padre e… (dopo una pausa allusiva di sopraffina arte forense) l’amante della povera Giulia.

Dottor. Amante.

Dottor: l’imputato è un dermatologo, un medico, quindi ci sta. Come si dice anche a chi laureato non è, magari per piaggeria. Far precedere dottor ad un nome, è già un un’attribuzione di valore positivo, socialmente di riguardo. Più corretto sarebbe chiamare dottor tutti i laureati, e premettere al cognome la professione per tutti e tutte.

L’Amante invece non ha titoli, e neppure un nome e cognome, è solo un amante.

Ma la parola Amante? Che parola è? Non è una parola neutra. Possiamo dire amante della natura, della carne ai ferri, della birra, nel senso che amo natura, carne ai ferri, birra. Essere amante di una cosa reale, amante dei gatti, o immateriale, amante della solitudine, dà l’idea di una relazione positiva. Sottende affetto, cura, interesse, passione. E’ un indice di vitalità. Positività. L’amante di una persona, è una persona che ne ama un’altra. Ma la parola detta in aula è risuonata negativa, dispregiativa. Sottende tradimento, tresca, vergogna. Giudizio. Come se l’amante fosse un ladro che ha rubato qualcosa. Una cosa che possediamo. Una proprietà privata. L’Amante ha rubato la povera Giulia al Dottor Cagnoni. Si possono rubare le persone come fossero cose proprie, un possesso? Si può togliere loro il diritto di scegliere la propria vita? Il diritto di non amare più. Il diritto di scegliere chi amare di nuovo. Il legame fra la povera Giulia e l’Amante era dichiarato, voluto. Forse era un grande amore, ma importa? C’era una richiesta di separazione in corso.

Ma per la difesa del Dottor, la povera Giulia, aveva un Amante. Quindi anche lei era un’amante.

Sarebbe opportuno usare i meno ridondanti il nuovo compagno, il fidanzato. E perché no, ci si potrebbe limitare ad un uguale Dottor, se non addirittura ad un democratico nome e cognome.

In merito, poi, all’uso dell’aggettivo povera, come ci si riferisce a una persona defunta, lo trovo solo triste. Pietistico. Un po’ banale. Il nome di Giulia non riesco ad affiancarlo a povera, anche se è stata crudelmente uccisa. Lei è di più. Ciò che sconvolge e fa infuriare è pensare che un’altra donna sia stata uccisa e che ci siano altri tre bambini vittime di femminicidio. Così, se penso a Giulia, sento la forza di una donna che ha avuto il coraggio di dire ‘non ti voglio più’, anche se questa frase potrebbe essere la causa della sua morte.

Per me, per il suo coraggio, la povera Giulia, era e resta Dottoressa Giulia Ballestri.
(continua)

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