“E’ colpa mia?” “No, ma morirebbero pur di fartelo credere”

Come riporta il sito di informazione Wired, è di questi giorni la notizia dell’individuazione, da parte di alcuni utenti della nota piattaforma Telegram, di un gruppo con più di 50.000 iscritti che condivideva abitualmente immagini e commenti che incitano allo stupro. Si tratta di padri che chiedono come fare per violentare le figlie senza che queste piangano; si tratta di uomini che caricano foto, chiedendo agli utenti di masturbarcisi sopra, come forma di “tributo”; si tratta di individui che, con una crudeltà talmente lucida da freddarti le ossa, descrivono le “femmine” (così chiamate) come pezzi di carne da stuprare e sbattere in rete.

A pagare però non sono loro, come vorrebbe una società civile, bensì le donne, come spesso purtroppo accade; e così leggiamo di una di queste, madre, che è stata licenziata perché le sue generalità e i suoi video privati sono finiti in quella chat e chi ne faceva parte ha assaltato di chiamate lo studio per cui lavorava.

Dopo tutto questo, se ancora non fosse sufficiente, prendiamo coscienza di quanto davvero la cultura dello stupro sia radicata nella mente maschile e sempre di più siano le donne incolpate di questo. Internet è considerato una terra libera dove poter dare sfogo ai propri istinti malati, a discapito della nostra dignità e talvolta della nostra vita: si perché ci sono giovani donne che si ammazzano a causa della gogna pubblica, quando viene a mancare il sostegno di una comunità che le accusa di aver abbracciato la propria sensualità ed essersi fidate di chi credevano le amasse…

dopotutto anche questo è femminicidio.

Potete leggere l’intera inchiesta al link sottostante

Dentro il più grande network italiano di revenge porn, su Telegram