Si studia sui libri di diritto e ad essa sono dedicate pagine intere, considerata com’è la pietra miliare nella lotta per i diritti civili: correva l’anno 1970 e l’Italia votò la legge sul divorzio.
“Per quanto siano forti i sentimenti che uniscono un uomo e una donna, essi possono anche mutare”, così Nilde Iotti, prendendo la parola in Parlamento prima dell’approvazione, sancì l’inizio di un’evoluzione sociale che permise alle donne di emanciparsi e vedere riconosciuta loro la libertà di smettere di amare.
E’ senza dubbio una delle leggi più discusse dell’Italia contemporanea, votata più di due decenni dopo dall’istituzione della Repubblica.
In Assemblea Costituente l’indissolubilità del matrimonio non passò per pochissimo. Da allora per tanti anni l’Udi è stata dalla parte delle donne per una legge sul divorzio e si è schierata in prima linea per salvare questa legge dal referendum abrogativo del 1974.
La legge numero 898 fu approvata definitivamente dalla Camera il primo dicembre del 1970, in seguito a una seduta parlamentare che durò oltre 18 ore. Una vittoria per i movimenti delle donne in primis, ma, col senno di poi, una conquista di cui un Paese civile non poteva fare a meno.