Nave Diciotti. Pietà l’è morta.

Sappiamo bene, ormai, che le 150 persone, uomini e donne, attualmente a bordo della nave Diciotti, attraccata a Catania, sono meno di un numero. In realtà sono, loro malgrado, solo un pretesto per continuare la politica del guadagnare consensi con il “non entrerà più nessuno”, fingendo così di contrattare con l’Europa, deviando l’attenzione dalle falle che si stanno aprendo non solo sul ponte Morandi ormai crollato, ma anche fra gli alleati di governo.

L’ UDI segue con raccapriccio quanto sta accadendo a Catania.

Facciamo nostra la sfida di Laura Boldrini che ha chiesto al Ministro dell’Interno di far scendere, dopo i minori, almeno le donne perché stanno male e almeno per 15 di loro i sanitari hanno riscontrato segni di stupri e violenze. Ma la nostra voce di associazione femminile che dal ’44 dice no alla guerra, no allo sfruttamento, no alla discriminazione fra esseri umani, fra donne e uomini, non può che andare oltre la richiesta di far scendere almeno le donne.

Pretendiamo, perché caro ci è costato con la Resistenza e la lotta al nazifascismo, in cui eravamo in prima fila, di vivere in uno stato di diritto, e per questo ministri e governi giurano sulla Costituzione.

La difesa delle ragioni dell’Italia in Europa deve essere esercitata nei luoghi appropriati e nei modi consentiti dalla legge, non certo sui corpi di persone in difficoltà e indifese.

Pensiamo che la Solidarietà sia una manifestazione dell’intelligenza, così come la Pietà (intesa nel suo senso vasto e sacro) sia manifestazione di vera forza.

Ricordando le recenti parole della grande artista Marina Abramović siamo tutti sulla stessa barca, vogliamo che sia ripristinato lo stato di diritto e siano sbarcati uomini e donne illecitamente trattenuti a bordo della nave Diciotti.

Giulia Potenza e Laura Piretti

Comunicato stampa di UDI nazionale. Roma, 25 agosto 2018