UDI Ravenna sostiene le parole di Serena Ballista, Presidente UDI Modena:
“L’UDI apprende con sgomento e indignazione la grave decisione del Tribunale di Torino nella convalida della richiesta di sorveglianza speciale nei confronti della studentessa romana, Maria Edgarda Marcucci (Eddi), partigiana combattente nelle YPJ a sostegno della causa curda, causa da sempre sostenuta anche dall’UDI molto prima che scoppiasse in Siria la guerra civile del 2011.
Sulla base di una norma risalente al Fascismo, viene contestato a Eddi l’impegno internazionalista e le viene attribuita una “pericolosità sociale” non sulla base di un reato effettivamente commesso, ma sulla base della predizione delle sue intenzioni supposte. Di che cosa è colpevole Eddi? Di dissentire. Dissentire rispetto a scelte politiche italiane e farlo pubblicamente in occasione di manifestazioni pacifiche, una fra tutte il presidio davanti alla Camera di Commercio di Torino contro la vendita di armi alla Turchia. Di cos’altro? Di essere una donna che dissente. Gli altri quattro suoi compagni sono stati assolti, lei è stata l’unica a essere condannata. Perché? Perché una donna che non sa stare al proprio posto è intollerabile. Ce lo dicono i dati che abbiamo sui femmincidi in Italia: mia o di nessun altro! è quanto si sente prima di essere ammazzate. Ce lo dice la violenza istituzionale contro le donne accusate nei tribunali di alienazione parentale e alle quali vengono sottratti i figli per essersi ribellate al marito violento. Ce lo dicono i numeri di obiettori nei reparti di ginecologia. Ce lo dice Eddi stessa in un’intervista rilasciata recentemente a Left in cui dice “Loro in qualche modo dovevano portare a casa il risultato, hanno pensato che su di me potevano portarlo a casa più facilmente perché faccio parte di una categoria di persone – quella delle donne – ritenuta più addomesticabile”.
L’UDI vuole dire con forza a Eddi, a chi l’ha giudicata e a tutto il Paese che è al suo fianco senza se e senza ma e che la considera protagonista preziosa della nostra meglio gioventù.
L’UDI, nata 75 anni fa dai Gruppi di difesa della donna durante la Resistenza partigiana, è sempre stata a fianco di tutte le sorelle combattenti curde delle YPJ della Confederazione democratica del Rojava, realtà fondata su valori quali la giustizia sociale, la partecipazione, l’ecologia, il reciproco rispetto a dispetto delle differenze, la pace appunto. Quando le Unità di protezione popolare (YPG e YPJ) hanno cominciato nel 2011 a giocare un ruolo difensivo del Nord della Siria durante la guerra civile, hanno anche costituito l’unico vero argine all’Isis nell’interesse di tutte le democrazie esistenti.
L’UDI ha connaturata alla propria origine la consapevolezza che senza la pace non c’è democrazia e che senza democrazia non può esserci autodeterminazione per le donne. La cultura della sopraffazione e del dominio – proprie della guerra – sono, infatti, le stesse che danno le gambe al patriarcato che del controllo dei corpi femminili ha fatto la propria essenza e che del loro sfregio ha fatto la propria prassi, in particolare quando questi si sottraggono al potere maschile. Come è accaduto nel caso di Hevrin Khalaf , Segretaria generale del Partito Futuro siriano, ingegnera, donna curda, attivista per i diritti delle donne, pacifista, in lotta per la coesistenza pacifica fra Curdi, Cristiano-siriaci e Arabi, punita prima di essere uccisa non solo per quello che faceva ma soprattutto per ciò che rappresentava: una donna fuori da un’identità di genere normata, non conforme al proprio ruolo. Lo stesso principio ha condotto alla punizione per Eddi: se non giusta, quanto meno esemplare.”
Modena, 1 aprile 2020
Serena Ballista, Presidente UDI Modena