Le molestie e i ricatti sessuali agiti da colleghi o superiori nei luoghi di lavoro costituiscono atti di violenza e hanno l’effetto di ipotecare fortemente la presenza delle donne negli ambiti lavorativi, e con questo l’autonomia economica delle cittadine e la loro salute. Nell’indagine “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro” del 13 febbraio 2018, l’Istat stima che il fenomeno abbia riguardato almeno una volta nella vita il 43,6% delle lavoratrici in Italia tra i 14 e i 65 anni, e l’O.I.L. definisce le molestie come “minaccia alle pari opportunità” e “inaccettabili e incompatibili con il lavoro dignitoso” nella sopracitata Convenzione del 2019.
A fronte di questo, l’UDI – Unione donne in Italia, un’associazione che promuove da settantacinque anni la libertà e l’’autodeterminazione femminile in tutti gli ambiti di vita, quindi la possibilità da parte delle donne di muoversi nel mondo in maniera autonoma e consapevole, e dunque liberamente, come qualsiasi essere umano detentore di diritti inderogabili, ha lanciato una Petizione sulle Molestie e ricatti sessuali nei luoghi di lavoro per chiedere l’introduzione nel decreto 81/2008 “Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro” di un nuovo Titolo dedicato specificatamente alle molestie sessuali nei luoghi di lavoro, proponendo che quest’ultime vengano trattate come un “incidente sul lavoro” che, intaccando l’integrità fisica e psicologica delle lavoratrici, pongono di fatto un problema di sicurezza sul lavoro di cui i responsabili dei luoghi di lavoro sono i datori di lavoro.
Con questa proposta siamo perfettamente in linea con la Convenzione 190/2019 e la Raccomandazione 2016/2019 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (O.I.L.), la cui ratifica da parte dell’Italia è proprio in questi mesi finalmente approdata in Parlamento. Molestare sessualmente qualcuna/o sul lavoro è da considerarsi lesivo dei diritti umani, tuttavia UDI con questa Petizione va oltre e, proponendo che la molestia sul lavoro sia identificata e trattata come un “infortunio”, soprattutto per le gravi conseguenze che può avere, prevede percorsi di prevenzione culturale dedicati al riconoscimento del problema, alla sua origine di stampo maschilista e patriarcale e ai modi per abbatterlo. Chiede che i percorsi di prevenzione siano tenuti in collaborazione con le associazioni femminili e, da ultimo, che essi siano inseriti all’interno della formazione già obbligatoria sulla Sicurezza sul lavoro, perseguendo così una logica di mainstreaming di genere che permetta di debellare il fenomeno attraverso politiche integrate, anziché parallele. Le stesse auspicate 25 anni fa dalla Conferenza mondiale delle donne di Pechino di cui quest’anno ricorre l’anniversario.
Volevamo avviare, proprio in occasione dell’8 marzo 2020, la raccolta di firme in tutto il paese, organizzando iniziative e allestendo banchetti. La pandemia ci ha fermate e abbiamo scelto adesso di procedere con la raccolta di firme online, non è la stessa cosa del vedersi e parlarsi con donne e uomini per spiegare la proposta, ma non potevamo fare altrimenti. E allora via con le firme!
Chiediamo a tutte e tutti di crederci, di aiutarci a spostare culturalmente la molestia nei luoghi di lavoro da fatto deprecabile/condannabile a fatto che, con i dovuti mezzi, si può e si deve prevenire.
A noi questo sembra molto importante!